Un appartamento a Manhattan.

 

Dallo schermo panoramico un’attraente giornalista stava riferendo la notizia del giorno:

<<Ieri sera alle nove, ora di Mosca, durante un ricevimento al Cremlino, una donna apparentemente di nazionalità britannica ha tentato di assassinare il Presidente ed il Primo Ministro della Russia ma è stata bloccata dal pronto intervento delle forze di sicurezza e catturata. Sembra che ci fosse con lei anche un complice che sarebbe riuscito a fuggire. Dal Cremlino non trapelano altre informazioni. Si ignora la vera identità della donna. Il Governo britannico ha categoricamente escluso che sia una cittadina del Regno Unito ed ha bollato come assurdità ogni coinvolgimento dei suoi servizi segreti nella vicenda.>>

Nick Fury scosse la testa e borbottò:

<Natasha, Natasha in che dannato guaio ti sei cacciata stavolta?>

Poi fece una telefonata.

 

#28

 

 GORKY PARK

Di Carlo Monni & Carmelo Mobilia

 

 

Un appartamento nel Connecticut.

 

Steve Rogers si svegliò al primo squillo. Nel suo tipo di lavoro, non quello ufficiale di insegnante, ma l’altro, noto soltanto a pochi, si imparava presto a passare istantaneamente dal sonno alla veglia. Era perfettamente lucido quando rispose:

<Dimmi , Nick.>

<<Suppongo che tu non abbia visto gli ultimi notiziari Rogers.>> replicò Nick Fury <<Immagino avessi di meglio da fare.>>

Nel letto, sdraiata accanto a Steve, una donna si mosse ed emise il tipico mugolio di chi si sta risvegliando.

<Che succede?> chiese un’ancora insonnolita Donna Maria Puentes.

<Guai , immagino.> rispose Steve.

<<Puoi dirlo forte.>> aggiunse Fury <<E molto seri.>>

<Parlavi di notiziario? Vediamo.>

Messosi a sedere, Steve prese un telecomando ed accese la TV.  Non tardò a trovare la notizia a cui alludeva Nick: era su tutti i principali canali.

<Brutto affare.> commentò <Ma come ci riguarda?>

<<La donna che i Russi hanno arrestato, l’attentatrice, è la Vedova Nera. Non la tua: Natasha Romanoff.>> rispose, cupo, Fury.

<Non è possibile! Natasha non lo farebbe mai… a meno che…>

<<Non sia stata condizionata da qualcuno. L’ho pensato subito anch’io. Per ora è detenuta alla Lubyanka,[1] dove la stanno interrogando con metodi che ti puoi ben immaginare. Bisogna portarla fuori da lì e dalla Russia e voglio che ci pensi la tua squadra.>>

Steve non ebbe bisogno di tempo per decidere e rispose con prontezza:

<Conta pure su di me, Nick.>

 

 

Un appartamento nella zona di Red Hook, Brooklyn, New York.

 

La scena era decisamente simile alla precedente: un uomo ed una donna insieme in un letto matrimoniale svegliati dallo squillo di un telefono, ma era, in un certo senso, speculare, perché l’uomo aveva i capelli neri e la donna i capelli biondi. Entrambi erano perfettamente svegli e pronti all’azione, da veri professionisti quali erano, ancor prima che lui rispondesse alla chiamata.

James Buchanan Barnes, nome in codice Soldato d’Inverno mise il viva voce e disse:

<Dimmi tutto Steve.>

<<Abbiamo un bel problema tra le mani.>> rispose il suo vecchio amico <<Ci aspetta un bel viaggetto in Russia.>>

Yelena Belova, nome in codice Vedova Nera, ebbe una reazione di assoluta sorpresa:

<Hai detto Russia, Comandante?>

<<Esatto. Ti crea problemi agire in incognito nella tua madrepatria?>>

Non vi fu apparentemente alcuna esitazione nella voce della giovane donna quando rispose:

<Nessun problema se mi assicuri che non sarà un’azione a danno del popolo russo.>

<<Hai la mia parola, anzi, quello che faremo andrà a suo beneficio, ne sono convinto.>>

<La tua parola è una garanzia sufficiente per me.>

<<Bene. Vi aspetto tra due ore al Quartier Generale allora.>>

 

 

Una villa nei pressi di Sayville, Maryland.

 

Il suo nome era Michael Walter Rogers e questa era la casa dov’era cresciuto e dove era stato felice prima che tutto andasse storto e lui diventasse il riflesso negativo dell’uomo di nome Steve Rogers.

Era seduto nello studio che era stato di suo padre, che lo guardava forse un po’ arcigno da una foto posata sulla scrivania, e stava controllando alcuni file al suo computer quando un familiare suono lo avvertì che era arrivata una nuova mail in un certo account di posta criptato. La aprì. C’era solo un file audio.

Mike lo ascoltò attento e poi inviò come risposta una sola parola:

“ACCETTO!”

Subito dopo la mail ed il file si autocancellarono.

Alle sue spalle la sua compagna e braccio destro Gail Runciter gli chiese:

<Le vacanze sono finite, giusto?>

Lui sorrise e rispose:

<Faremo un bel viaggetto, uno che forse piacerà alla nostra Iron Maiden: andremo in Russia.>

 

 

Base dei Vendicatori Segreti.

 

La squadra era al completo. Erano tutti puntuali per una volta, e Steve Rogers era soddisfatto. Si mise a descrivere minuziosamente la missione. Tutti lo ascoltavano con attenzione.

Alla fine si rivolse ai suoi compagni di squadra:

<Domande?>

<Una sola, Comandante.> esordì Yelena Belova <Sei assolutamente certo che la Romanova sia innocente e che qualcun altro stia complottando contro la vita del mio Presidente?>

<Assolutamente.> ribadì Steve <Conosco bene Natasha e per quanto la sua etica possa differire dalla mia non farebbe mai una cosa del genere, ci metterei la mano sul fuoco.>

<Eppure è stata vista da centinaia di persone da quel che ci hai detto.>

<Fatti una semplice domanda, Yelena: credi davvero che un’agente esperta come Natasha avrebbe compiuto un attentato simile davanti a testimoni e senza una via di fuga pronta se fosse stata nel pieno delle sue facoltà mentali? Tu l’avresti fatto?>

Yelena tacque per qualche istante, si morse il labbro e infine rispose:

<No. Mi hai convinto, Comandante. Se c’è ancora pericolo per il Presidente e il Primo Ministro, intendo essere della partita.>

<Ne sono lieto, il tuo aiuto ci sarà molto prezioso vista la tua conoscenza del posto. Nick Fury è certo che qualcun altro sia stato incaricato di completare la missione ed uccidere il Presidente ed il Primo Ministro, ma non é riuscito a scoprire chi potrebbe essere. Quindi in sostanza, la nostra è una duplice missione: evitate l’assassinio del Presidente Russo e del Primo Ministro, un po’ come è accaduto a Rio Valente[2] e recuperare l’agente Romanoff. Al contrario di quanto ci è successo in America Latina però, non potremo contare sul supporto delle autorità locali, né sulle risorse dello S.H.I.E.L.D. , stando a quanto ci dice Fury. Purtroppo lo S.H.I.E.L.D. è stato espulso dalla Russia[3] e non può intervenire ufficialmente. Per questo ha affidato la missione a noi.>

<Come ci muoveremo?> chiese Donna Maria.

<Ci divideremo in due squadre. Io te e Nomad ci occuperemo di sventare l’attentato. Bucky e Yelena invece, dato il loro passato e le loro conoscenze, si occuperanno di liberare Natasha dal palazzo della Lubyanka. 

Mi rendo perfettamente conto che quest’ultima non è un’impresa facile, ma siete i più qualificati nel compierla. Ho la massima fiducia in voi.> disse Steve.

<Non sarà per niente un’impresa facile.> disse Yelena <Le segrete della Lubyanka sono virtualmente a prova di fuga.  A quanto ne so, solo una prigioniera è riuscita ad evadere, una spia americana di nome Carol Danvers.  È successo una quindicina di anni fa e da quanto ho capito anche lei ha avuto bisogno di aiuto dall’esterno.>

Steve sorrise. Conosceva benissimo Carol Danvers, che attualmente era la supereroina nota come Miss Marvel,[4] e conosceva bene anche i due uomini che l’avevano aiutata a fuggire l’agente segreto canadese di nome Logan ed il pilota dell’USAF[5] Ben Grimm,[6] ma non gliel’avrebbe certo detto: i segreti di Carol sarebbero rimasti tali.

Bucky non era per niente entusiasta di tornare in Russia, né di aver a che fare con la Romanoff.  L’ultima volta che era successo[7] spiacevoli ricordi erano tornati a galla; ricordi di un passato che avrebbe voluto seppellire.  Ma sapere la donna prigioniera dei russi era una motivazione sufficiente per spingerlo a mettere tutti i suoi dubbi da parte e procedere senza fare storie.

Neppure per Yelena si trattava di una missione piacevole: avere a che fare con chi l’aveva preceduta nel ruolo di Vedova Nera la metteva sempre in agitazione... non era riuscita del tutto a mettere da parte quel complesso d’inferiorità che provava verso di lei. Inoltre, temeva che i suoi superiori potessero avere da ridire, nel vederla tornare in patria. Come l’avrebbero presa?

Jack Monroe richiamò l’attenzione di entrambi ponendo una domanda sullo svolgimento della missione:

<Scusa Steve... ma se non possiamo contare su nessuno una volta in Russia, e se gli unici due di noi che conoscono un minimo Mosca sono impegnati altrove, come ci muoveremo, una volta lì?>

<Non temere Jack, Fury ci ha comunque raccomandato un uomo: si chiama Donald Ferguson, ed ufficialmente lavora come addetto commerciale di una multinazionale ma che in realtà è un agente della D.I.A.[8] sotto copertura. Sarà il nostro contatto lì.> rispose Steve, poi aggiunse:

<Ci muoveremo così: Bucky e Natasha useranno il jet in modalità Stealth per atterrare clandestinamente, mentre noi tre prenderemo un normale volo di linea. Ufficialmente saremo dei delegati della FIFA, addetti alla sicurezza degli stadi in vista dei prossimi mondiali di calcio, che tra due anni si svolgeranno proprio in Russia. Fury ci ha fornito le credenziali false. Un’ultima avvertenza: c’era un uomo con Natasha, un presunto complice che è riuscito a scappare. È molto probabile che si tratti di Devil con cui lei ha collaborato spesso ultimamente e che le nostre strade si incrocino, dopotutto abbiamo lo stesso obiettivo.>

Non disse che Devil in realtà era Matt Murdock , l’avvocato cieco che era il compagno di vita di Natasha, anche questo era uno di quei segreti che i suoi compagni non avevano necessità di sapere.

<Conosco Devil. > disse Jack <Ci siamo incontrati una volta.[9] È un tipo in gamba. Ci farà comodo uno così.>

<Mi fa piacere che tu lo pensi, Jack.  Ci sono altre domande?>

Il silenzio della squadra fu una risposta eloquente.

 

 

Aeroporto LaGuardia Queens, New York.

 

Amadeus Cho, appena sbarcato da Tucson, Arizona, si fece largo tra la folla. Il ragazzo prodigio di origine coreana aveva il volto rabbuiato. Adesso era praticamente convinto che la morte della sua famiglia non fosse stata un danno collaterale della cosiddetta Guerra dei Mondi contro invasori venuti da Marte: qualcuno li aveva uccisi approfittando delle devastazioni compiute dagli Alieni per coprire le sue tracce e lui voleva a tutti i costi scoprire chi e perché. L’accesso completo ai database dello S.H.I.E.L.D. lo avrebbe aiutato a trovare le informazioni che gli servivano per smascherare i responsabili, per questo era indispensabile raggiungere il suo laboratorio alla svelta.

Mentre fermava un taxi, non si accorse che alle sue spalle qualcuno lo stava tenendo d’occhio e saliva su un’auto che subito si mise sulla scia della vettura.

 

 

Quartiere di Foggy Bottom, Washington D.C.

 

La donna dai capelli biondi che si faceva chiamare Anna Nikolaievna Amasova guardò l’uomo addormentato al suo fianco e il suo sguardo non nascose il suo disprezzo. Il Colonnello Anatoly Vladimirovitch Serov poteva anche essere stato una spia esperta che si era guadagnata Il posto di rezident[10] del G.R.U.[11] negli Stati Uniti con il suo duro lavoro, ma alla fin fine non era che un uomo come tutti gli altri: bastava che una bella donna sbattesse gli occhi e si mostrasse disponibile e cadevano tutti come pere cotte. Nel caso di Serov era bastata una serata, un incontro apparentemente casuale al bar che lui frequentava solitamente dopo l’orario di lavoro, un paio di drink e qualche battuta. Lui le aveva chiesto se poteva riaccompagnarla a casa, poi, con apparente noncuranza, aveva detto che il suo appartamento era lì vicino e lei aveva sorriso.

<Perché no?> aveva detto.

Il resto si era svolto tutto secondo il prevedibile copione di queste occasioni: poco dopo il loro ingresso nell’appartamento di Serov i loro vestiti erano a terra e loro si rotolavano tra le lenzuola con evidente soddisfazione del colonnello.

La donna, in realtà si chiamava Nina Vladimirovna Tsiolkovskya, meglio nota in certi ambianti col nome in codice di Compagna X o Madame X, e non era capitano delle Forze Aerospaziali Russe, ma era stata ufficiale del S.V.R.[12] prima di decidere che il Governo del suo paese stava tradendo i principi in cui lei era stata educata. Aveva, quindi, deciso di accettare l’offerta di un uomo che difendeva ancora quei principi ed era entrata al suo servizio. Continuare il suo lavoro sotto la bandiera con la falce e martello del Teschio Rosso era molto più soddisfacente.

Senza svegliare il bell’addormentato, Madame X si alzò dal letto ed accese il computer portatile di Serov.Le ci vollero solo pochi secondi per violare la sua password e poco di più per inviare una mail ad un certo indirizzo, poi spense il computer e riprese il suo posto al fianco dell’uomo che continuava a dormire ignaro.

“Non vorrei essere al tuo posto domattina, compagno Colonnello.” pensò divertita.

 

 

Appena fuori Mosca.

 

Il jet atterrò in silenzio su di una radura innevata. Il sole era ormai calato ed era buio. Le condizioni ideali per quello che dovevano fare.

<Sei pronta Yelena?> chiese Bucky.

<Io sono sempre pronta.> rispose lei.

<Stiamo per invadere uno dei palazzi più inespugnabili del mondo. Sarebbe normale essere nervosi...>

<Beh io non lo sono.> risponde lei.

<Yelena...  so che quanto ci tieni al tuo titolo e al fatto che ti senti sempre in competizione con lei. Non vorrei che questo ostacolasse la missione.>

La ragazza si stizzì.

<Io sono una professionista, James! So controllare le mie emozioni in missione. Sei tu che sei tornato scosso l’ultima volta dalla Russia, non io. Io ho il ghiaccio nelle vene, quando voglio. Per cui, tieni queste premure per te stesso. E ora andiamo...>

Il suo stato emotivo dimostrava il contrario. Buck si era reso conto di averle toccato un nervo scoperto... d’altronde, pure lei non aveva torto: tornare in Russia non gli piaceva per niente.

Entrambi non dissero più nulla e si prepararono per la missione.

Yelena ruppe il silenzio:

<Una volta a Mosca, hai un’idea di come agire?>

<Anni fa c’era un passaggio segreto per entrare nel palazzo. Lo conoscevano in pochi. Alcuni di questi sono morti, quindi il numero delle persone a conoscenza si è notevolmente ridotto.>

<Come fai ad esserne certo, James?>

<Li ho uccisi io.> sospirò il Soldato d’Inverno.

Nessuno dei due aprì più bocca.

 

 

Non molto lontano.

 

Nello stesso momento, a qualche chilometro di distanza, si stava svolgendo una scena simile.

<Bene. Siamo arrivati. Nessuno può averci visto. Questo jet è una forza. L’ha preso al mercato nero?> chiese Iron Maiden.

<Sì. Tecnologia AIM. Pochi al mondo la eguagliano.> rispose Mike Rogers.

Crimson Commando aveva l’aria perplessa.

<Russia.  È passata una vita da quando ci sono stato l’ultima volta. Sei sicuro che l’aver lasciato a casa Nuke sia stata una buona idea? Siamo un po’ pochi, per quello che vuoi fare...>

<Pochi ma buoni, Frank. Nuke è perfetto per un certo tipo di missioni, ma la segretezza non è il suo forte. Non abbiamo necessità dei suoi muscoli, ma di essere rapidi e silenziosi... Gail. Tira fuori l’equipaggiamento.> disse con tono autoritario.

<Si comandante.> rispose la Runciter, e aprì una valigetta, mostrandone il contenuto. C’erano abiti, parrucche e tutti gli accessori per camuffare i lineamenti.

<Ci travestiremo e ci infiltreremo nei palazzi del potere.Tu sarai un petroliere texano e Gail sarà la tua assistente, io un bodyguard. Iron Maiden ci fornirà copertura dall’esterno. Quei due russi non sapranno nemmeno cosa li ha colpiti.>

 

 

Un appartamento in un quartiere residenziale di Richmond, Virginia.

 

Sharon Carter si stava godendo un po’ di relax con la figlia. Ne aveva bisogno dopo quello che aveva passato recentemente.[13] Non se l’era sentita di tornare alla villa di famiglia: continuava a vedere il cadavere del maggiordomo Smithers con un pugnale nel cuore. Smithers, che l’aveva vista bambina. Preferiva non pensarci. Se il resto del personale non avesse avuto la giornata libera, Crossbones e Madre Notte avrebbero sicuramente ucciso anche loro. Il fatto che fossero scampati era la sola cosa positiva. Sharon scacciò il pensiero e si concentrò sulla figlia. Peccato che Steve avesse cancellato la sua visita, la piccola Shannon aveva davvero bisogno di conoscere suo padre.  Aveva preso bene la notizia, anzi,ne era stata felice. Era davvero matura per la sua età, forse troppo. Che tipo di vita l’attendeva con due genitori come i suoi? A quali altri pericoli sarebbe andata incontro? Aveva solo sei anni e già là fuori c’era chi l’avrebbe uccisa o rapita solo per colpire i suoi genitori. Sharon avrebbe voluto proteggerla da tutto questo ma sapeva bene che era impossibile.

Il trillo del telefono la distrasse da quelle riflessioni. Era un numero che conosceva bene e di solito annunciava guai.

<Che c’è stavolta Nick?> chiese con una nota di sarcasmo nella voce <Ti serve un’altra squadra della morte?>

La voce di Nick Fury era decisamente seria quando rispose:

<<Volevo solo avvisarti, Carter, che il Consorzio Ombra non ha gradito lo scherzetto che gli hai giocato ed ha messo una taglia sulla tua testa.>>

<Dimmi qualcosa che non so, Nick. L’elenco della gente che mi vuole morta è piuttosto lungo, i loro killer dovranno mettersi in coda.>

Sharon faceva la spavalda ma la realtà era che non era spaventata per sé ma per Shannon. Se avessero voluto colpirla attraverso lei? Non lo avrebbe mai permesso, mai.

 

 

Gorky Park, quartiere di Krymsky Val, Mosca.

 

<Dov’è il nostro uomo Steve?> chiese Jack.

<Dovrebbe essere qui a minuti.  Non essere impaziente.>

< È che qui fa freddo, porcaccia la miseria ladra. Non potevamo incontrarci in un bar?>

<No, l’appuntamento è qui nel parco. È più sicuro da eventuali intercettazioni.>

<Come faremo a riconoscerlo?> domandò Donna Maria.

<Indosserà una sciarpa del Lokomotiv Moska, una squadra di calcio locale.>

<Quali sono i colori sociali?> chiese ancora la ragazza.

<Il rosso e il verde.>

<Allora credo proprio di averlo visto Steve: c’è un uomo che sta osservandoci e che ne indossa una.>

Il trio si avvicinò all’uomo. Massimo trent’anni, capelli biondi tagliati corti. Indossava un giubbotto col collo imbottito e la suddetta sciarpa.

<Voi dovete essere gli uomini mandati dal Colonnello Fury. Io sono Donald Ferguson, il vostro contatto qui in Russia.> si presentò, ma Steve lo interruppe immediatamente.

< È meglio iniziare col piede giusto e smetterla coi segreti, almeno tra di noi. Se vuole che ci fidiamo di lei, sarebbe meglio che cominciasse ad essere più onesto nei nostri confronti.>

<Eh?> disse l’uomo sorpreso.

Ma non era l’unico; Jack e Donna Maria avevano la sua stessa espressione di sorpresa stampata sul volto.

Steve riprese a parlare.

<Lei non si chiama Donald Ferguson ma David Ferrari ed è un capitano dell’USAF che risulta morto in un incidente durante un volo di addestramento.> disse con sicurezza.

Sul volto del giovane uomo passò un’ombra di preoccupazione.

<Non sapevo che lei fosse al corrente della mia vera identità, Comandante.> replicò. <Ero convinto che neppure Fury la conoscesse. >

Di questo Steve non era affatto sicuro. Decise comunque di essere cauto con la sua risposta:

<Conoscevo sua sorella ed ho visto la sua foto sulla sua scrivania.  Ho un’ottima memoria fotografica.>

Preferì non aggiungere che stava per sposarla. Forse Ferrari era al corrente che sua sorella Connie aveva una relazione con un certo Rogers o forse no, nel dubbio decise che era meglio non approfondire.

<Uhm, sono i particolari come questi che rischiano di fregarti.> commentò il giovanotto < La mia morte, come ormai avrà capito, è stata un’elaborata bugia per potermi mandare qui sotto copertura, ma non perdiamo tempo con queste cose. Seguitemi.>

<Dove ci porta? Spero in un posto caldo ...> disse Jack strofinandosi le mani guantate.

<Il briefing lo faremo in un magazzino a pochi passi da qui, lontano da orecchie indiscrete. Lì nessuno ci disturberà.>

I tre lo seguirono fino a destinazione.

Non c’era nulla di sospetto in lui, eppure il sesto senso di Steve non si fidava ugualmente... non perché aveva mentito sul suo nome, era normale quando si lavorava sotto copertura.

C’era qualcosa nella sua reazione quando lui l’aveva riconosciuto, un imbarazzo quasi colpevole. 

Fury non ne era davvero a conoscenza? Poche cose sfuggivano a Nick ma non sarebbe stato nel suo stile tacergli questo particolare, non sapendo che si trattava del fratello della donna per la quale aveva deciso di ritirarsi. Quindi c’era qualcosa di poco chiaro in David Ferrari.

Ma sul momento Steve preferì tenersi queste riserve per se.

<Eccoci. Il posto è questo.> disse Ferrari indicando la porta di quella che pareva essere un’officina.

Aprì la porta e li fece entrare.

<Ehi, è buio qui...> notò Nomad.

Ma non appena la porta venne chiusa e la luce si accese, quello che vide all’interno non fu affatto piacevole.

<Benvenuti a Mosca... > commentò, in un Inglese accentato, un uomo col maglione nero e i capelli biondo platino. Intorno a lui un’intera squadra di commandos armati.

<Vi presento Vassily Ilyich Ulyanov.> disse con un sorrisetto Ferrari <Lui è il capo del vostro comitato di benvenuto in Russia.>

<Ferrari... dannato bastardo! Ci hai tesi una trappola!> gridò Jack.

<Perché?> chiese Donna Maria.

<Sapete com’è: c’è chi paga meglio dello Zio Sam.> sghignazzò l’uomo.

<Hai tradito il tuo paese per soldi? Che direbbe di te tua sorella se lo sapesse? Lei ti idealizzava.>

Le parole sferzanti di Steve sembrarono colpire Ferrari il cui volto divenne improvvisamente cupo.

<Non parlare di mia sorella… lei… lei… ma che importa? Inutile parlarne con te, tra poco sarai morto, un cadavere in più sul fondale della Moscova.>

<Questo è da vedere.> rispose Steve passando all’attacco.

In pochi istanti lui e gli altri due si liberarono dei pesanti cappotti rivelando le loro uniformi da combattimento.

E in breve, in quell’officina si scateno un pandemonio.

 

 

Sotterranei del Palazzo della Lubyanka.

 

Entrare era stato abbastanza facile. Per fortuna il vecchio passaggio sotterraneo era ancora agibile.

<Confesso che non me l’aspettavo.> disse il Soldato d’Inverno <Dopotutto è passato parecchio tempo da quando l’ho usato l’ultima volta.>

<Non ti chiederò il perché.> replicò la Vedova Nera <Ho la sensazione che non siano ricordi piacevoli.>

<E avresti ragione. Ma non parliamo di me adesso, dimmi di te, piuttosto.>

<Di me? Di nuovo? Ti ho già detto che va tutto bene.>

 <Sei davvero sicura che non ti senti a disagio? Dopotutto stiamo pur sempre penetrando in un’istituzione governativa del tuo Paese.>

Il volto di Yelena si rabbuia per un attimo, poi rispose con una sicurezza forse più apparente che reale:

<Quello che stiamo facendo aiuterà il mio Popolo e di conseguenza il mio governo.>

<E fare una beffa al F.S.B., aiuta, non è vero?> ribatté Bucky Barnes con ironia.

Yelena non fece in tempo a rispondere alla punzecchiature. Quasi contemporaneamente al suo compagno si bloccò. Entrambi erano dei professionisti ed erano certi di non essere soli.

Prima che potessero decidere il da farsi, una figura in costume rosso uscì  allo scoperto.

<Non siamo nemici.> affermò.

<Devil!> esclamarono praticamente all’’unisono entrambi.

Non erano sorpresi: dopotutto sapevano bene che Devil era della partita ed anche che Natasha Romanoff fosse già libera non era poi così strano conoscendola. Quello che sorprese almeno Yelena fu la presenza di una terza persona che riconobbe subito come Alexei Mikhailovitch Vazhin, ex Direttore del F.S.B. imprigionato da tempo con un’accusa di tradimento.[14]

Non ebbe tempo di riflettere perché Natasha esclamo:

<Ma guarda! Il Soldato d’Inverno e Yelena Belova. Che sorpresa interessante!>

<Chiamami Vedova Nera.> ribatté, piccata, la ragazza.

<Nei tuoi sogni, bambina.> replicò l’altra, poi continuò rivolta ad entrambi <Vi ha mandato, Nick vero? Gentile da parte sua, anche se ce la stavamo cavando da soli.>

<Non immaginavo che ti saresti portata dietro il traditore Vazhin.- disse Yelena <Questo cambia le cose: non ti permetterò di farlo evadere.>

<Allora dovrai combattere, ragazzina, perché lui viene con noi.>

<Con piacere, vecchia.>

“Proprio quello che non ci voleva adesso.” pensò il Soldato d’Inverno e dall’espressione sul volto di Devil era chiaro che anche lui la pensava allo stesso modo.

Fu proprio l’Uomo senza Paura ad intromettersi tra le due litiganti.

<Calmatevi! Non possiamo permetterci scaramucce tra noi. Il tempo stringe e dobbiamo uscire di qui>

Se le diatribe tra le due Vedove Nere non li avessero distratti, avrebbero percepito una nuova presenza, ma furono tutti colti di sorpresa quando una voce maschile disse:

<Temo di non potervelo permettere.>

 

 

 

CONTINUA SU DEVIL & LA VEDOVA NERA #83

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

            Non c’è molto da dire su quest’episodio che è, di fatto, un prologo ad un crossover in tre parti che inizia su Devil & la Vedova Nera#83, continua su The Others #48 e terminerà nel prossimo episodio, quindi via coi chiarimenti.

1)    Se volete saperne di più sugli antefatti di quello che sta succedendo, vi consigliamo, del tutto disinteressatamente s’intende, di leggere Devil & la Vedova Nera #82 e The Others #47.

2)    David Ferrari è un personaggio creato da Mark Waid e sviluppato da Dan Jurgens nella terza serie americana dedicata a Capitan America. Nelle poche storie in cui è apparso si suggeriva che fosse diventato un criminale per rivalsa contro gli episodi di bullismo di cui era stato vittima nell’Air Force perché gay. Saranno sempre queste le sue motivazioni anche in MIT? Non vi resta che leggere le nostre storie per scoprirlo.

3)    Questa storia si svolge prima di Vendicatori #99/100, Vendicatori Costa Ovest #37 ed Avengers Icons #45.

            Nel prossimo episodio: lo scoppiettante finale.

 

 

Carlo & Carmelo



[1] La sede centrale del F.S.B. (Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti). Il Servizio di Sicurezza interna della Federazione Russa a Mosca ed un tempo sede del K.G.B.

[2] Vedi episodi #14/17.

[3] Su The Others #35.

[4] Questa storia si svolge prima di Vendicatori #99/100.

[5] Acronimo di United States Air Force.

[6] E voi sapete chi sono vero?

[7] Su Avengers Icons #44 e The Others #45.

[8] Defense Intelligence Agency, Il servizio segreto militare americano.

[9] Nel crossover “la mano del Morto”su Daredevil Vol. 1° #307, Nomad Vol. 2°  #4 e Punisher War Journal #45 (In Italia su Marvel Miniserie #8).

[10] Capo della sezione permanente in un paese straniero di uno dei servizi segreti russi.

[11] Glavnoye Razvedyvatel'noye Upravleniye. Direzione Principale Informazioni, il servizio segreto militare russo.

[12] Sluzhba Vneshney Razvedki, Servizio Informazioni dall’Estero della Federazione Russa.

[13] Per un resoconto approfondito leggete Lethal Honey #20/21 e Vendicatori Segreti #26/27.

[14] Come visto su The Others #35.